L’ELOGIO DELL’IMPERFEZIONE
PER ESSERE FELICI NON BASTA LA NORMALITA’
Milano, 7 agosto 1994 – giornale avvenire
Gentile
direttore,
Le invio questa lettera, senza avere la pretesa di vederla
pubblicata sul suo giornale, però spero di aprire una riflessione
appassionata e appassionante per lei, per me, per tutti. L’argomento
su cui vorrei aprire questa riflessione è l’handicap in
generale,come viene visto, trattato e i suoi pregiudizi. Sono FRANCO
MIZZI, abito in un paese vicino a Milano, disabile dà quando avevo
nove mesi, praticamente da sempre (non cammino se non appoggiandomi
ai muri di casa mia o alle persone che mi vengono a trovare).Dopo
la morte dei miei genitori, essendo figlio unico, ho deciso di vivere
da solo fidandomi (ormai sono 15 anni)di Dio e accettando
l’incredulità di tanta gente che giudicava, e giudica impossibile
un’esperienza simile, che poi è stato smentita e continuò ad
esserlo dai fatti. Vivendo questa mia stupenda vita, dono gratuito
dell’Altissimo, ho maturato alcune idee motivo di questa
riflessione. Innanzitutto l’ “ handicap” è un’invenzione
creata artificiosamente, secondo me, per giustificare la creazione
della la creazione della “normalità”, altra invenzione, e i
suoi parametri, a cui la gente, che vuol far parte di quest’ultima
categoria, si deve attenere. Mi spiego con alcuni esempi: molti
affermano che la persona, per essere felice e normale, non deve avere
nulla che sia riconducibile a un’imperfezione fisica o psichica e
che, qualora ci fosse, sarebbe una iattura, una disgrazia, come nel
disabile, persona infelice per la sua menomazione, il che non è
affatto vero, perché senza nulla di fisico o psichico molti non sono
felici perché divisi coniugalmente, o non sanno come tirare sera,
disoccupati, carcerati, drogati, malati terminali di Aids,
incompresi, incapaci di rapportarsi con gli altri, intolleranti,
oppure non si accettano fisicamente facendosi fare la plastica, ho
vogliono somigliare al loro idolo rifiutando di essere se stessi,
eccetera. Allora voi capite che la parola stessa, per come è
concepita, non ha senso, altrimenti come dovremmo chiamare coloro che
hanno questi problemi appena sopra descritti? Per cui, il tutto per
essere felici, non sta nell’essere perfetti o meno, ma nel
accettarsi così come si è. Insomma non è l’avere, ma l’essere.
Tutti sono utili e per questo non bisogna avere l’imprimatur della
mentalità dominante. La mentalità divenuta dominante, spesso è
stata motivo di immani tragedie, basta ricordarne alcune: la
rivoluzione francese con riferimento al periodo del terrore, il
nazismo, il fascismo e il comunismo, tanto per citarne alcune.
L’apice della follia (consiglierei di leggere l’elogio della
follia di Erasmo da Rotterdam) secondo me si raggiunge con la guerra:
più ammazzi e più sei un eroe e canteranno le tue gesta per le
generazioni a venire, additandoti ad esempio da imitare quasi
un’apologia a fare altrettanto. Poi non importa, se dalla guerra
sei uscito con le carni straziate, perché questi sono affari tuoi,
in quanto una volta che ti hanno dato una medaglia al valore e
qualche manciata di soldi mensili, loro sono a posto, dimenticando
che una simile tragedia produce, oltre che eroi e morti, un sacco di
mutilati, orfani e vedove… e non costruisce nulla, ma distrugger
sempre. I responsabili di queste tragedie che hanno prodotto queste
loro idee, hanno sempre fatto parte delle persone “normali” che
stufe di essere felici hanno voluto provare l’ebbrezza
dell’avventura… Per fortuna che una certa cinematografia ha
definito i disabili “Figli di un DIO minore”, perché se fossero
messi tra i ” figli del DIO maggiore”, di cui la maggioranza
della gente si sente di far parte, ci sarebbe da mettersi le mani nei
capelli.
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